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Portfóliók

Nuova Corvina, n.19

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Recensione
Krisztina Katalin Máthé

Il volume Udvariatlan szerelem, pubblicato a Budapest presso prae.hu, è dedicato al tema dell’amore sensuale, e ai rituali dell’eros, argomento sottaciuto nel passato, qualche volta nascosto nell’intimità dei rapporti amorosi.

L’antologia si divide (oltre la premessa e la postfazione) in due parti principali, e nella prima parte possiamo trovare una bella raccolta di opere letterarie medievali. Sì, certo, medievali. Chi avrebbe mai pensato che proprio nel Medioevo nacqero opere salaci e osceni? Però sì, e ce ne sono tante. Perché, quando nasce una tendenza nella letteratura, di solito si presentano subito alcuni che mirano a formare un’anti-tendenza. Nel Medioevo, quando dominava la poesia cortigiana solenne, nacquero parallellamente anche opere con lo scopo di presentare un’anti-lirica, una parodia dei trovatori: l’amore scortese. Proprio per questo è la presente antologia un volume-contrario (come lo definisce il redattore stesso, Csaba Szigeti, nella premessa) che riporta opere con lo scopo di essere contrarie all’amore raffinato, al fin’amor.

Nel volume il lettore incontra un largo panorama di opere medievali oscene della letteratura provenzale, iberica, italiana, gallica, germanica, inglese e latina. Ogni parte viene introdotta da una breve descrizione storica e letteraria del tempo. (La parte introduttiva della raccolta italiana è curata da Beáta Tombi.)

Nella seconda parte del libro possiamo leggere una bella serie di poesie europee raccolte da un certo Jakub al-Muhadzser. Come dall’introduzione viene fuori, Jakub, un giovanotto del XIV secolo, di origine supponibilmente italiana che parla benissimo in arabo e in turco, dopo alcune vicende capitò nella corte del sultano An-Nászir Nasziraddin e divenne il suo servitore. Il sovrano aveva però un problema particolare: non sentiva nessun desiderio amoroso. Così egli, per il consiglio di un commerciante cipro, mandò Jakub in Europa per raccogliere delle opere letterarie che trattano il tema dell’amore nella sua purezza e naturalezza, non lasciando fuori proprio i desideri del corpo. Secondo il commerciante sarebbe stata questa la vera e propria medicina per i problemi del sovrano. È questa la storia della raccolta di poesie riunite da Jakub al-Muhadzser: è superfluo sottolineare che la “la cura” poetica portò a dei risultati soddisfacenti.

Ma torniamo ora alla prima parte del volume. Com’è stato detto, essa è composta da sette sezioni di cui una, che per noi italianisti può essere interessante, è dedicata alla poesia salace e oscena nell’Italia del Medioevo. Al lettore può sembrare contradditorio leggere dell’oscenità accanto alla letteratura medievale, che rappresentò sempre l’amore raffinato e la donna angelica e che ebbe regole ben precise e rigide per quanto concerne anche il contenuto. Ma non è da dimenticare che dopo la scomparsa della Scuola Siciliana non si può più parlare in Italia di una poesia cortigiana. Il centro dell’attività poetica divenne la città, e questa tendenza ebbe naturalmente il suo influsso notevole sulla formazione della poesia per la quale divenne sempre più caratteristico il comico e il grottesco. L’attività poetica contro tutto ciò che era conforme alla poesia cortigiana divenne una scelta consapevole da parte dei poeti.

È però da distinguere il significato dell’osceno di quel tempo dal senso in cui lo usiamo noi, nel XXI secolo. In quel periodo l’osceno significava tutto ciò che non era conforme alle regole, al linguggio del dolce stil nuovo. L’osceno fu deviazione dalle regole considerate allora come modello. Nella poesia erotica e oscena può essere ammesso tutto ciò che era bizzarro e ambivalente. Contrari come bello e grottesco, nobile e basso, vero e falso vennero trattati come gemelli: il confine tra di loro non poteva più essere considerato. L’osceno inoltre venne usato nel senso scortese. “L’amore scortese” divenne uno dei temi più amati del tempo, un tema che però usò elementi stilistici e letterari simili alla letteratura elevata, raffinata. I sentimenti e i fatti vennero esposti a volte nella loro naturalezza, nella loro realtà, licenziosamente, a volte, però, nascosti, rinchiusi in duplicità, espressi con senso traslato e ambivalente. Le opere più conosciute nell’Italia medievale furono la poesia comico realistica e la poesia giocosa.

Alle prime opere della lirica salace appartengono le poesie di Novellino, ma devono essere ricordati anche altri rappresentanti famosi come Rustico di Filippo e Cecco Angiolieri le cui opere possono essere rintracciate nel volume.

Inoltre rappresenta una bella serie di poesie oscene quella di Dante Alighieri e quella di Giovanni Boccaccio, sempre riportate in questa antologia.

Ma lasciando ora l’epoca del Medioevo, ritorniamo ai nostri tempi, al XXI secolo, perché il volume tratta queste opere sotto un aspetto particolare. Nella postfazione viene sottolineato che le poesie qui raccolte sono – narturalmente – traduzioni. Traduzioni sincroniche sotto un aspetto diacronico – come afferma giustamente il redattore Csaba Szigeti. Sono trasferimenti di idee da una lingua all’altra, e, come sempre, una traduzione porta come conseguenza che durante il processo di traduzione il testo deve sopportare varie trasformazioni. Non possiamo dire, però, che esse siano anche tradimenti (“traduttore – traditore”). Sarebbe meglio dire che siano delle opere simili agli oggetti antichi ritrovati che dopo alcune correzioni, alcuni lavori archeologici ricevono la loro forma quasi originale. Quasi. Perché il volume si prefigge di recuperare i tempi passati, riportare le perle della letteratura finora meno conosciute, i pezzi del passato che però vengono illuminati dalla luce del presente. Le traduzioni proteggono in sé non solo i sentimenti dei poeti di allora, ma anche il cuore dei traduttori giovani del nostro tempo.

Udvariatlan szerelem
A középkori obszcén költészet antológiája
a cura di Éva Bánki e Csaba Szigeti
Budapest, prae.hu, 2006, pp. 320


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